La Pieve di Santa Maria Assunta e il Museo Diocesano di Arte Sacra di Popiglio
Inaspettato gioiello sulla Montagna Pistoiese
Al confine con la Lucchesia si impone l’antico borgo di Popiglio con la sua monumentale pieve dedicata a Santa Maria Assunta. Un luogo di incontro tra arte sacra e cultura popolare, che dialogano costantemente per regalare uno spettacolo e un patrimonio artistico unico nel suo genere.
Uno straordinario tesoro suddiviso tra la pieve, la sagrestia cinquecentesca e l’Oratorio del SS. Sacramento, che compongono il Museo Diocesano d’Arte Sacra, gestito dall’Ecomuseo della Montagna Pistoiese.
Il museo ospita incredibili opere d’arte legate alla storia antica e recente della comunità di Popiglio, custode da sempre di una radicata religiosità.
Nell’affascinante Oratorio si può ammirare un notevole corredo di paramenti sacri, provenienti da tutto il territorio montano: abiti finemente lavorati e ricchi, con fili d’oro, donati dalle famiglie facoltose, come testimoniano gli stemmi sulle vesti, oppure dalle chiese pistoiesi. Una collezione variopinta, giacché i colori degli indumenti religiosi permettevano al fedele di riconoscere i periodi liturgici e le ricorrenze.
La chiesa, consacrata nel 1271, si presenta all’esterno con la sua originaria veste romanica, impreziosita da aperture e portali finemente scolpiti, come il rilievo che si staglia nella lunetta sopra l’ingresso laterale: un cavaliere munito di spada e di scudo.
Varcate le soglie di accesso, lo stile cambia e il romanico lascia il posto a meraviglie manieriste, classiciste e barocche.
Primo a voler abbellire questo luogo fu il pievano Girolamo Magni, nella seconda metà del Cinquecento, che lo arricchì di nuove pitture, soprattutto per mano del maestro veronese Sebastiano Vini (Verona 1525/30 – 1602); artista attivo nel pistoiese che per Popiglio realizzò l’Annunciazione, l’Ultima Cena, l’Assunzione della Vergine e infine, assieme al figlio Jacopo, il Battesimo di Gesù.
Nei secoli successivi, grazie ai Vannini, famiglia di popigliesi trasferitasi a Roma, e all’amore indissolubile nutrito verso la terra natia, giunsero su queste montagne preziosi manufatti: dipinti, marmi, argenti e sculture di grande pregio. La Crocifissione di Giacinto Gimignani (Pistoia 1606 – Roma 1681), le raffinate statue di Francesco Pincellotti (Carrara 1671/1672 – Roma 1749) e gli eleganti busti in marmo stupiscono per la loro bellezza.
L’organo, opera dell’organaro romano Giuseppe Testa (Roma 1629 – 1677) e dono anch’esso dei popigliesi residenti a Roma, splende oggi in controfacciata; in forza di un’opera di ripristino importante e per merito degli abitanti del paese, che hanno conservato con generosità e affetto i suoi elementi.
Un sorprendente gioiello che ci restituisce nello splendore il modo di sentire e vivere la religiosità dei secoli passati.
Per info: www.ecomuseopt.it